Dolomiti Settentrionali di Zoldo
E' martedì 10 settembre 2019, il clima è fresco, il cielo è prevalentemente sereno, ma la Civetta, oltre a favorire la formazione di nuvole data la sua altezza, per lo stesso motivo ci nasconde il sole per tutto il giorno. Domenica scorsa sulla parte alta dell'itinerario di oggi è caduta la neve, che però ieri si è sciolta, resistendo solo sulle cenge più elevate. Siamo in due.
Verso le 9,10 parcheggio l'auto a quota m 1515 circa, a Palafavera, in alta Val di Zoldo, alla partenza del sentiero Cai n. 564, come nell'escursione dell'anno scorso alla forcella Col Negro di Coldai. Fino al rifugio Sonino al Coldai (m 2132) infatti il percorso è identico a quello dell'escursione di allora.
Al rifugio ci rifocilliamo brevemente (nel corso della giornata non avremo più il tempo e l'occasione di farlo nuovamente) ed imbocchiamo verso sinistra (Sud) il sentiero Tivan scelto per l'escursione odierna e contrassegnato dal numero 557.
Tutto il percorso si snoda ai piedi del versante Est della Civetta. Dopo un semicerchio saliamo ad un primo valico, lasciando a sinistra i Torrioni delle Ziolere, e ci dirigiamo verso una modesta appendice della Torre Coldai, che però ci introduce con un tratto scosceso di salita all'ambiente della giornata.
Affrontiamo quindi, dopo aver oltrepassato a sinistra il Crodolon, il passaggio più scabroso del giro, lo scavalcamento di una propaggine della Torre d'Alleghe. La salita è attrezzata con alcuni tratti di corda metallica ed include passaggi di primo grado, agevolati dalle corde, ma per me alquanto impegnativi. Come nel resto dell'escursione, l'esposizione non è mai troppo accentuata, ma sufficiente a provocare una certa tensione.
Questa salita richiede inoltre una discreta tecnica, il che non mi pare adeguatamente segnalato nelle relazioni che si trovano in rete.
Attraversiamo quindi un vallone cosparso di grossi massi (Masarè) e ci avviamo a scavalcare lo Schinal del Bech (m 2300), un'elevazione poco elegante che si stacca dalla parete della Civetta, tra la Torre Da Lago e il Pan di Zucchero..
Anche questo passaggio è attrezzato, ma più breve del precedente, e dopo la diramazione a destra per l'attacco alla via ferrata degli Alleghesi il sentiero ci introduce in un vallone denominato Busa del Zuitòn, dove una marmotta, indaffarata nei preparativi per il prossimo letargo, ci osserva attentamente da lontano
Come si vede da queste ultime foto, l'ambiente è imponente per l'enormità e la vicinanza delle pareti della Civetta. Neanche dopo questo secondo tratto attrezzato posso però rilassarmi, perché ci aspetta un'altra salitina con un'unica corda metallica di pochi metri, ma inserita in un'altra parete un po' esposta.
Passate le propaggini della Crepa Bassa, entriamo nel vasto anfiteatro dove si stacca verso destra (Ovest) dal nostro sentiero il raccordo per l'attacco alla via normale alla Civetta, da me percorsa fino alla cima due volte parecchi anni fa. Dopo un'ultima salita, il sentiero inizia alla buon'ora a perdere quota, prima timidamente e poi, dopo un bivio dove andiamo a sinistra (Est), più decisamente. Ad un'ulteriore biforcazione prendiamo ancora a sinistra (Nord) e seguendo il segnavia 587 scendiamo ripidamente lungo la Valle Civetta, attraversando radure prodotte dalla tempesta Vaia di fine ottobre 2018 con l'abbattimento di macchie di alberi, specialmente abeti rossi. Finalmente il sentiero raggiunge il corso del torrente Maè e diventa una strada liscia e quasi pianeggiante, per entrare infine a Pecol Vecchia, dove un'auto pubblica ci aspetta per riportarci a Palafavera. In sintesi l'escursione può definirsi interessante per l'ambiente di alta montagna che attraversa e impegnativa per la sua lunghezza e soprattutto per alcune salite su terreno piuttosto severo che richiede un'attenta concentrazione.
DISLIVELLO IN SALITA: m 950 circa
ORE DI CAMMINO: 7 e 1/2
DIFFICOLTA': T fino a casera Pioda, E il resto, con alcuni tratti EE (attrezzati e non)
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