giovedì 10 agosto 2017

Belvedere di Zoldo

SUPERGRUPPO ALPINO:
Dolomiti Meridionali di Zoldo


E' martedì 8 agosto 2017, il cielo è poco nuvoloso, il clima è fresco, ma umido, ed infatti nel corso della giornata tenderà a divenire afoso. Siamo in tre e verso le 9 ci troviamo in località Castelaz (m 996), lungo la Val Pramper a Sud di Forno di Zoldo. La valle è stretta ed a Est torreggiano i ripidi versanti basali degli Spiz di Mezzodì. Subito dopo il ponte sul torrente Pramper inizia il sentiero n. 525, che risalendo detti versanti punta a Malga Mezzodì. Decidiamo che io affronterò da solo questo sentiero per arrivare poi al rifugio Sora el Sass, mentre i miei due compagni si dirigeranno in auto al Pian de la Fopa (m 1210), dove dalla mulattiera si stacca - sempre verso Est - il sentiero 534, che dopo una biforcazione sale con un tratto attrezzato con corda metallica verso il medesimo rifugio Sora el Sass, dedicato a Giovanni Angelini, dove ci troveremo. Il motivo della mia decisione di non fare una comitiva unica con i miei compagni è proprio il tratto di via ferrata, che ho superato molti anni fa, ma che ora potrebbe crearmi dei problemi a causa delle mie vertigini. Prendo dunque il sentiero 525 che sale prima sotto gli alberi, poi con un tratto più esposto che affianca con opportuni zigzag il canalino di un torrente stagionale. La parete montuosa che viene così risalita è molto ripida, ma chi ha tracciato il sentiero, denominato Triol del Spissandol, ha fatto un bel lavoro perché la pendenza è sempre accettabile e non affatica troppo l'escursionista. Si entra poi in un bosco rado, popolato prevalentemente da faggi, con segnaletica non frequentissima, ma senza rischi di perdersi, per lo meno nella bella stagione. Poco dopo un bel ponte di tronchi d'albero il sentiero 525 si immette ad angolo retto in un sentiero pianeggiante. Non ci sono indicazioni, ma qui occorre tenersi a sinistra e dopo pochi metri si arriva alla radura (m 1348) dove si trovano la casera Mezzodì ed un'altra costruzione in stato di abbandono.
Confluisce qui il sentiero 534, proveniente da Baron (sobborgo di Forno di Zoldo) e diretto al rifugio Sora el Sass. A questo bivio, ben segnalato, rientrando nel bosco ci si tiene a destra, e dopo un tratto poco faticoso si sale con una rampa molto scoscesa di oltre 100 metri di dislivello fino al livello del rifugio, che raggiungo in 45 minuti dalla casera (m 1586, 1 ora e mezza dalla partenza) e dove trovo i miei compagni, arrivati da poco. Secondo loro ho fatto la scelta giusta non affrontando la ferratina, che si è rivelata breve, ma abbastanza esposta. Tiriamo un po' il fiato, ammirando le vedute delle incombenti e repulsive pareti Ovest degli Spiz di Mezzodì, e poi ripartiamo verso Nord-Est per il Belvedere di Zoldo, ma ci dividiamo nuovamente, perché anche qui ci sono due alternative per raggiungere la meta. Una è un sentiero attrezzato, che il gestore del rifugio ci assicura essere molto meno impegnativo della ferratina superata dai miei compagni per arrivare al rifugio.
Io, che ho percorso altre volte l'alternativa non attrezzata, ma mai quella con l'attrezzatura, decido anche stavolta di non rischiare, nonostante le esortazioni dei miei compagni, e, lasciando lo zaino in rifugio, al bivio che si presenta imbocco la variante verso sinistra, che affronta un pendio molto ripido con un sentiero scosceso tracciato in una distesa di mughi, utili a nascondermi l'esposizione che mi circonda. In un punto però i mughi si diradano e il vuoto mi assale senza preavviso, provocandomi qualche esitazione circa la prosecuzione della salita. Mi faccio coraggio, pensando ai miei compagni che mi attendono in cima, e supero anche questa prova, raggiungendo dopo un'ora il Belvedere di Zoldo (m 1964), splendido sito con remunerativo panorama su tutta la val di Zoldo e le montagne che la circondano, benché il cielo non sia molto limpido e trasparente. Anche qui i miei compagni ammettono che ho fatto bene a non seguirli, in quanto nella variante da loro percorsa i tratti ferrati erano numerosi e molto esposti, e c'erano dei passaggi senza corda fissa che l'avrebbero invece meritata. Scendiamo quindi tutti insieme per il percorso lungo il quale ero salito, ma la compagnia mi distrae e mi aiuta a superare ed ignorare i tratti esposti. Tecnicamente l'itinerario richiede comunque attenzione.
Ritornati al rifugio ci concediamo un'ottima birra in lattina, conservata dai gestori ad una temperatura molto fresca, ideale per la nostra sete. Davanti al rifugio c'è anche un gruppo di persone che manifesta simpatie neonaziste, con indosso scritte come "No alla pace". Nella discesa dal rifugio, che percorriamo tutti e tre lungo il sentiero da me scelto per la salita, la temperatura aumenta gradualmente fino a toccare il massimo quando arriviamo al torrente di fondovalle, nelle cui fresche acque cristalline ci rinfreschiamo voluttuosamente prima di salire in macchina.






DISLIVELLO IN SALITA: m 1000
ORE DI CAMMINO: 5
DIFFICOLTA': EE dal rifugio al Belvedere, E il resto

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2 commenti:

Unknown ha detto...

Come gestori del Rifugio, ci teniamo a dire che chiaramente non condividiamo le idee politiche di tutti i nostri avventori...e di certo non la propaganda neonazista.
Speriamo abbiate comunque apprezzato la giornata sugli Spiz!

Agostino De Conto ha detto...

Anch'io vorrei fare una precisazione. Non ho voluto sottintendere che i neonazisti fossero stati invitati dai gestori del rifugio, e credo sia stato un caso che io li abbia trovati lì. Sono quindi convinto che tutti possano andare al rifugio senza temere brutti incontri, ma anzi sicuri di ricevere una buona ospitalità.

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