martedì 28 luglio 2020

Cima Ombrettola

SUPERGRUPPO ALPINO:
Dolomiti di Fassa






E' lunedì 27 luglio 2020, il clima è soleggiato, con alcune nuvole soprattutto sopra le cime più alte, la temperatura è fresca ed umida. Siamo in tre e alle 9 lasciamo l'auto nel parcheggio a pagamento del Passo San Pellegrino (m 1906), qualche tornante sopra Falcade. Imbocchiamo la stradina sterrata con segnavia 607 che parte poco sotto e ad Est del Passo, diretta a Fuciade. Ben presto scopriamo che lungo questa stradina ci sono altri tre piccoli parcheggi, gratuiti. Dopo alcuni saliscendi, in meno di un ora arriviamo ai pascoli ondulati dove si trova la predetta località Fuciade, attorno all'omonimo rifugio, a quota m 1950 circa.


Qui inizia una stradina, molto sconnessa, che mantenendo lo stesso segnavia sale verso Nord attraversando i pascoli popolati da mandrie di mucche, un cavallo e qualche asino e stringendosi fino a divenire un angusto sentiero. Arriviamo quindi all'impetuoso torrente Jigolé, affluente del Biois, che si attraversa su un ponticello di legno. Qui il sentiero comincia ad inerpicarsi con ampi zigzag su un erto spallone erboso che arriva ad una spianata a quota m 2200 circa, dove verso destra (Est) si stacca il sentiero 693, diretto al passo della Forca Rossa. Noi ci teniamo a sinistra e passiamo vicino ad un monumento che si riferisce all'epoca della Prima Guerra Mondiale, quando in questi luoghi si è combattuto tra italiani ed austriaci.










Di fronte a noi, verso Nord-Ovest sale un canalone ghiaioso attraverso il quale si salirebbe a Cima Uomo. Giunti a quota m 2425 in località Buco della Taschia troviamo però un bivio dove andiamo a destra (Nord-Est) a salire un primo grande ghiaione solcato da intelligenti zigzag del sentiero (sempre 607) che attenuano la ripidezza del ghiaione e rendono l'ascesa meno faticosa.














Spostatici un po' verso Est affrontiamo infine un ghiaione finale, ancora più ripido e attraversato da numerose tracce in salita ed in discesa. Scegliendo quelle più abbordabili alle 11.50 arriviamo faticosamente al Passo delle Cirelle (m 2682), importante valico che collega la valle del Biois a quella di Fassa, teatro di combattimenti durante la Prima Guerra Mondiale, di cui possono ancora trovarsi testimonianze.








Qui ci fermiamo un po' vicino ad una residua lingua di neve, a tirare il fiato ed a cercare di indovinare verso Est il tracciato del sentiero (n. 612B) che ci porterà al Passo Ombrettola. Quando le nuvole ce lo permettono, ammiriamo verso Nord e Nord-Est il Gran Vernel, la Marmolada, il Sasso Vernale e la nostra meta, la Cima Ombrettola. Uno di noi però desiste dal continuare l'escursione, appagato del percorso già compiuto, vista la sua carenza di allenamento a questi dislivelli.


Io ed il mio baldanzoso amico partiamo ed in breve scopriamo che il sentiero sale decisamente ed attraversa una zona rocciosa con passaggi alquanto scoscesi, sebbene non molto esposti, che richiedono però una prudenza particolare per evitare scivolate con conseguenze sgradevoli. Dobbiamo superare anche alcune lingue di neve dura, molte delle quali piuttosto inclinate. Sotto le nuvole perveniamo infine sul confine di Regione al Passo Ombrettola (m 2864), che separa il Sasso Vernale a Nord da Cima Ombrettola a Sud. A quest'ultima (m 2931) saliamo lungo il pendio ghiaioso, vicino alla cresta Est di tale modesta montagna. In 10-15 minuti, poco più di un'ora dalla partenza dal Passo delle Cirelle, siamo in cima, dove si trova una piccola croce di legno. Le nuvole non solo ci nascondono gran parte del panorama, ma abbassano anche la temperatura. A Sud la Cima precipita sulla forcella del Bachet, a cui porterebbe un piccolo camino verticale, che però in questo contesto ambientale non ci attira per niente.




Ritorniamo quindi percorrendo pedissequamente la via dell'andata, che include fastidiosi tratti di risalita, ed in tre quarti d'ora siamo di nuovo al Passo delle Cirelle. Da questo scendiamo i due grandi ghiaioni verso Fuciade, preferendo una discesa quasi verticale lungo colate di sassi minuti, che rendono più veloce e quasi divertente la perdita di quota. A un certo punto (quota m 2300 circa) scorgiamo, sulla destra del ghiaione che presenta piccole macchie d'erba, un branco di ben 12 camosci, che si tengono a prudente distanza da questi umani scapestrati. Dopo un po' arriviamo al
calore di Fuciade, dove il sole non è quasi mai mancato. Qui troviamo il nostro amico, con cui ci prendiamo caffè e birra (a seconda dei nostri rispettivi gusti) seduti ad un tavolo sotto un ampio ombrellone. In meno di un'ora siamo al Passo San Pellegrino, chiudendo una camminata di sette ore complessive in una delle zone più suggestive delle Dolomiti.




tracciato.gpx
DISLIVELLO IN SALITA: m 1200 circa
ORE DI CAMMINO: 7 
DIFFICOLTA': E con alcuni brevi tratti EE prima del Passo Ombrettola

mercoledì 8 luglio 2020

Forcella di Mesdì - Odle

SUPERGRUPPO ALPINO:
Dolomiti di Gardena



E' sabato 4 luglio 2020, il clima è ideale: soleggiato, cielo limpido con qualche occasionale nuvola, temperatura  moderata, lieve brezza. Sono solo e verso le 9.15 lascio l'auto a quota m 1350 circa, nel parcheggio a pagamento in località Ranui nella frazione di Santa Maddalena in val di Funes (BZ). Imbocco subito la stradina sterrata con segnavia 28 che risale verso Sud la valle del rio di Brogles, in un bosco rado di conifere, parzialmente colpito dalla tempesta Vaia del 2018. A quota m 1700 circa la stradina termina in un sentiero che subito si biforca: a destra si va in direzione della malga (o rifugio) Brogles, mantenendo il segnavia 28. Io prendo invece il ramo di sinistra (segnavia 29), con indicazione Forcella di Mesdì. In tedesco tale forcella è denominata Mittagsscharte.


L'ambiente rimane gradevolmente boschivo fino all'incrocio col sentiero Adolf Munkel Weg (segnavia 35) a quota m 1870, che percorre la base dei ghiaioni del versante Nord delle Odle, il più notevole dal punto di vista panoramico. Qui si svolta a destra (Ovest) e dopo pochi metri si giunge ad un altro bivio. Andando dritti (Ovest) ci si dirige lungo l'Adolf Munkel Weg alla malga Brogles, già citata. A sinistra invece (Sud) inizia la salita alla nostra meta, con segnavia 29. Come ogni biforcazione di sentieri in val di Funes, anche questa è ampiamente segnalata con frecce di legno, che spesso indicano anche il tempo necessario per raggiungere la destinazione, in questo caso due ore abbondanti. Si tratta infatti di superare un dislivello di quasi 750 metri.




I primi due terzi della salita si svolgono su un tracciato a zigzag molto logico, che evita tratti ripidi pur risalendo un ampio ghiaione. All'inizio si attraversa una macchia di mughi, poi la vegetazione si riduce ad una base erbosa con qualche isolato larice. Il terreno è roccioso con un sottile strato superficiale di terra.






A quota m 2300 circa cambia la conformazione del suolo, che diviene ghiaioso e poi più decisamente pietroso. Il sentiero rimane comunque ben praticabile, finché non si imbocca il canalone finale, con qualche residua lingua di neve. Qui il percorso si fa più impegnativo (da classificare EE), ma in salita non crea problemi, anche perché non è mai esposto.

Oggi questo itinerario è stato scelto da un buon numero di escursionisti, molti dei quali stanno già affrontando la discesa. Io usufruisco di una buona condizione fisica, che mi permette di completare i 1250 metri di dislivello senza eccessiva fatica, col fiato e le gambe a posto.










Arrivo alla Forcella di Mesdì (m 2600 circa) con grande soddisfazione un po' prima delle 12.30. Qui mi si apre un'ampia veduta verso Sud-Est in direzione di cime che non conosco della val Gardena. Voltandomi indietro verso Nord in primo piano apprezzo la ripidezza del tratto finale che ho appena rimontato, mentre in distanza ammiro la val di Funes ed ancora più in là la valle dell'Isarco e lontane vette innevate.





A Est della forcella (sinistra per chi come me sale dalla Val di Funes) si erge il Sass Rigais (m 3025), una delle due cime maggiori delle Odle, verso la quale parte da qui una delle ferrate che ne rappresentano le vie normali di ascesa. La struttura rocciosa del Sass Rigais, vista da qui, è singolarmente articolata, con una pietra di aspetto quasi spugnoso, sebbene ovviamente più solida.



Mentre mi rilasso e mi concedo un breve meritato riposo, giunge in forcella dalla val Gardena una giovane coppia. L'uomo porta in un marsupio una neonata dormiente di cinque mesi, che mi ricorda la mia nipotina della stessa età.

Inizio quindi la discesa, per lo stesso percorso dell'andata, prestando molta attenzione nel tratto iniziale, ad evitare di scivolare, grazie anche all'aiuto dei bastoncini da trekking. Tutto comunque procede senza incidenti, e dopo tre ore giungo alla mia macchina, voltandomi ogni tanto a guardare le splendide Odle e il valico che ho conquistato.
















DISLIVELLO IN SALITA: m 1250 circa
ORE DI CAMMINO: 6 e 1/2
DIFFICOLTA': E con un tratto EE