Dolomiti di Fassa
E' lunedì 27 luglio 2020, il clima è soleggiato, con alcune nuvole soprattutto sopra le cime più alte, la temperatura è fresca ed umida. Siamo in tre e alle 9 lasciamo l'auto nel parcheggio a pagamento del Passo San Pellegrino (m 1906), qualche tornante sopra Falcade. Imbocchiamo la stradina sterrata con segnavia 607 che parte poco sotto e ad Est del Passo, diretta a Fuciade. Ben presto scopriamo che lungo questa stradina ci sono altri tre piccoli parcheggi, gratuiti. Dopo alcuni saliscendi, in meno di un ora arriviamo ai pascoli ondulati dove si trova la predetta località Fuciade, attorno all'omonimo rifugio, a quota m 1950 circa.
Qui inizia una stradina, molto sconnessa, che mantenendo lo stesso segnavia sale verso Nord attraversando i pascoli popolati da mandrie di mucche, un cavallo e qualche asino e stringendosi fino a divenire un angusto sentiero. Arriviamo quindi all'impetuoso torrente Jigolé, affluente del Biois, che si attraversa su un ponticello di legno. Qui il sentiero comincia ad inerpicarsi con ampi zigzag su un erto spallone erboso che arriva ad una spianata a quota m 2200 circa, dove verso destra (Est) si stacca il sentiero 693, diretto al passo della Forca Rossa. Noi ci teniamo a sinistra e passiamo vicino ad un monumento che si riferisce all'epoca della Prima Guerra Mondiale, quando in questi luoghi si è combattuto tra italiani ed austriaci.
Di fronte a noi, verso Nord-Ovest sale un canalone ghiaioso attraverso il quale si salirebbe a Cima Uomo. Giunti a quota m 2425 in località Buco della Taschia troviamo però un bivio dove andiamo a destra (Nord-Est) a salire un primo grande ghiaione solcato da intelligenti zigzag del sentiero (sempre 607) che attenuano la ripidezza del ghiaione e rendono l'ascesa meno faticosa.
Spostatici un po' verso Est affrontiamo infine un ghiaione finale, ancora più ripido e attraversato da numerose tracce in salita ed in discesa. Scegliendo quelle più abbordabili alle 11.50 arriviamo faticosamente al Passo delle Cirelle (m 2682), importante valico che collega la valle del Biois a quella di Fassa, teatro di combattimenti durante la Prima Guerra Mondiale, di cui possono ancora trovarsi testimonianze.
Qui ci fermiamo un po' vicino ad una residua lingua di neve, a tirare il fiato ed a cercare di indovinare verso Est il tracciato del sentiero (n. 612B) che ci porterà al Passo Ombrettola. Quando le nuvole ce lo permettono, ammiriamo verso Nord e Nord-Est il Gran Vernel, la Marmolada, il Sasso Vernale e la nostra meta, la Cima Ombrettola. Uno di noi però desiste dal continuare l'escursione, appagato del percorso già compiuto, vista la sua carenza di allenamento a questi dislivelli.
Io ed il mio baldanzoso amico partiamo ed in breve scopriamo che il sentiero sale decisamente ed attraversa una zona rocciosa con passaggi alquanto scoscesi, sebbene non molto esposti, che richiedono però una prudenza particolare per evitare scivolate con conseguenze sgradevoli. Dobbiamo superare anche alcune lingue di neve dura, molte delle quali piuttosto inclinate. Sotto le nuvole perveniamo infine sul confine di Regione al Passo Ombrettola (m 2864), che separa il Sasso Vernale a Nord da Cima Ombrettola a Sud. A quest'ultima (m 2931) saliamo lungo il pendio ghiaioso, vicino alla cresta Est di tale modesta montagna. In 10-15 minuti, poco più di un'ora dalla partenza dal Passo delle Cirelle, siamo in cima, dove si trova una piccola croce di legno. Le nuvole non solo ci nascondono gran parte del panorama, ma abbassano anche la temperatura. A Sud la Cima precipita sulla forcella del Bachet, a cui porterebbe un piccolo camino verticale, che però in questo contesto ambientale non ci attira per niente.
Ritorniamo quindi percorrendo pedissequamente la via dell'andata, che include fastidiosi tratti di risalita, ed in tre quarti d'ora siamo di nuovo al Passo delle Cirelle. Da questo scendiamo i due grandi ghiaioni verso Fuciade, preferendo una discesa quasi verticale lungo colate di sassi minuti, che rendono più veloce e quasi divertente la perdita di quota. A un certo punto (quota m 2300 circa) scorgiamo, sulla destra del ghiaione che presenta piccole macchie d'erba, un branco di ben 12 camosci, che si tengono a prudente distanza da questi umani scapestrati. Dopo un po' arriviamo al
calore di Fuciade, dove il sole non è quasi mai mancato. Qui troviamo il nostro amico, con cui ci prendiamo caffè e birra (a seconda dei nostri rispettivi gusti) seduti ad un tavolo sotto un ampio ombrellone. In meno di un'ora siamo al Passo San Pellegrino, chiudendo una camminata di sette ore complessive in una delle zone più suggestive delle Dolomiti.
tracciato.gpx
DISLIVELLO IN SALITA: m 1200 circa
ORE DI CAMMINO: 7
DIFFICOLTA': E con alcuni brevi tratti EE prima del Passo Ombrettola
tracciato.gpx
DISLIVELLO IN SALITA: m 1200 circa
ORE DI CAMMINO: 7
DIFFICOLTA': E con alcuni brevi tratti EE prima del Passo Ombrettola