Dolomiti Orientali di Badia
E' lunedì 18 febbraio 2019, il clima è ideale per la stagione, il cielo è limpido, in tutto il giorno non abbiamo mai visto nemmeno una nuvola. Siamo in tre e parcheggiamo l'auto lungo la stradina che, partendo dalla strada statale 48, porta al Castello di Andraz, sotto il Passo Falzarego (m 1745). Percorsi alcuni metri ancora sulla stradina, con fondo irregolarmente ghiacciato, troviamo sulla destra l'imbocco di un sentiero con una freccia che indica - tra l'altro - la nostra meta odierna. Calziamo le ciaspe alle 10,15 e affrontiamo il sentiero. Come per tutto il percorso di oggi il fondo è innevato, con poca neve abbastanza assestata, molto segnata dalle tracce di ciaspolatori, scialpinisti ed escursionisti che ci hanno preceduto, dopo l'ultima nevicata di una settimana fa.
Il sentiero - che inizialmente attraversa un bosco poco fitto e non colpito dalla caduta di alberi, che invece ha caratterizzato in modo drammatico i boschi di abete rosso delle zone circostanti - non è numerato né segnalato, ma la direzione verso il passo Sief (Ovest) ci viene sempre indicata dalle tracce suddette, aiutati come siamo dalla possibilità di individuare già da lontano il passo. Il percorso alterna tratti pianeggianti a qualche strappo un po' più ripido. In due ore arriviamo al panoramico Passo Sief (m 2209), che si trova ai piedi della rampa che a sinistra (Sud) porta in vetta alla basaltica Cima Sief. Dalla parte opposta (Nord) si stagliano invece i Settsass.
Dopo una breve sosta iniziamo la salita sulla rampa (con segnavia n. 21), che risulta sempre sufficientemente larga. La pendenza è alquanto accentuata, ma personalmente mi risulta meno faticosa dell'ultimo tratto della salita fino al passo. Bisogna fare attenzione per la traccia sulla neve molto accidentata. Sono però meno di 250 metri di dislivello che richiedono quasi un'ora di impegno, ben ricompensato dal sontuoso panorama offerto da Cima Sief (m 2424). A breve distanza c'è la vetta del Col di Lana, dalla quale si gode forse il panorama più ricco di tutte le Dolomiti. Però anche la nostra vetta non è da meno, per cui mi astengo dall'elencare le numerose montagne che possiamo ammirare da quassù, in compagnia con un altro ciaspolatore arrivato poco prima di noi. Spiccano comunque Marmolada, Sella, Puez, Tofane, Lagazuoi, Pelmo e Civetta.
Il pensiero di dovermi confrontare con la discesa per la via di salita su un fondo un po' insidioso a causa della neve irregolare e l'idea delle scarpate della montagna che affiancano ai due lati la nostra rampa mi inducono però a chiedere ai miei compagni d'avventura di intraprendere subito la discesa in un gruppetto compatto, dove io mi posiziono al secondo posto, soprattutto per non avere il grande vuoto nella mia visuale. La tensione e la necessità di frenare sempre l'andatura mi costringono ad imporre ai miei compagni un ritmo poco sciolto, ed impiego un'ora a giungere al passo, stremato e senza fiato.
La ridotta frequenza da parte mia dell'ambiente di montagna mi priva della fermezza e
dell'allenamento necessari per muovermi con disinvoltura sulle rocce innevate.
La luce al passo però è splendida, soprattutto verso i Settsass e verso Est. Dopo un frugale pasto, ripartiamo verso la nostra auto, dove arriviamo in un'ora e mezza percorrendo la stessa via dell'andata e incontrando uno scialpinista in tee shirt che ci chiede se c'è un rifugio nelle vicinanze. Ci dispiace deluderlo negandolo, ma poi scopriamo che cercava uno dei capanni di legno che sorgono lungo il sentiero.
L'escursione richiede un certo impegno, che in inverno varia a seconda della condizione della neve. Se ce ne fosse più di oggi, il cammino risulterebbe più faticoso, però forse la salita finale, e soprattutto la successiva discesa, presenterebbero meno problemi tecnici e psicologici. Ma con un meteo come quello di oggi, l'esperienza merita qualunque sforzo.
DISLIVELLO IN SALITA: m 700
ORE DI CAMMINO: 5 e 1/2
DIFFICOLTA': E
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