mercoledì 28 settembre 2016

Crode dei Longerin - Cima Sud

SUPERGRUPPO ALPINO:
Catena Carnica Occidentale

E' martedì 27 settembre 2016. Siamo in tre. Poco prima delle 9,30 arriviamo al rifugio Forcella Zovo, raggiunto in auto da San Pietro di Cadore con qualche difficoltà: il percorso da San Pietro di Cadore è scarsamente segnalato e la strada che abbiamo scelto (ce ne sono due) è alquanto ardita, stretta, con fondo sconnesso e senza protezioni a valle. Il rifugio è chiuso. Imbocchiamo a piedi verso sinistra (Ovest) il sentiero n. 154 diretto a monte Zovo.  La salita è moderata in un bel bosco di abete. Vediamo funghi, poco commestibili. Alla poco evidente Sella dei Pradetti abbandoniamo il sentiero n. 154, prendendo il sentiero n. 165 verso destra (Nord): la possibile deviazione è ben segnalata, ma ci facciamo aiutare da una buona app per escursionisti. Inizialmente restiamo dentro il bosco, ma la salita diventa sempre più ripida. Tocchiamo poi la cresta abbastanza panoramica del Colle dei Pradetti, sotto il monte San Daniele, ed usciamo dal bosco. La salita si trasforma in traverso sub-orizzontale, che taglia un pendio erboso molto ripido e poi un ghiaione scivoloso, anche perché il sentiero è disagevole, poco battuto, stretto ed inclinato verso valle. Con qualche titubanza da parte mia raggiungiamo una forcella, sotto la quale si estendono verso Nord i morbidi ed erbosi Piani di Vissada, ai quali dobbiamo scendere con disappunto (perdiamo circa 100 metri di dislivello). Al primo incrocio prendiamo a sinistra il sentiero n. 169. Da forcella Longerin, che si tocca subito, si può ammirare verso Nord-Est una parte della Val Visdende, con il Peralba sullo sfondo. Verso Ovest invece si distingue finalmente la nostra meta, preceduta da una rampa che da qui sotto appare ripidissima, quasi proibitiva. Attacchiamo la rampa (che si rivela dura, ma non impossibile), e subito uno di noi cambia ritmo e si stacca precedendoci nettamente. Scegliamo - forse sbagliando - di salire verso destra (sinistra orografica) e aiutandoci con le mani affrontiamo una serie di canalini ghiaiosi e rocciosi.

Ad un certo punto (quota m 2450 circa) mi fermo per respirare e per decidere il da farsi. Ho ancora un po' di fiato, nonostante i quasi 1000 metri di ascesa finora superati, ma non mi incoraggiano la restante salita che vedo davanti a me ed il fatto di essere rimasto solo, visto che anche il secondo compagno mi ha lasciato un po' indietro. Questo si gira e mi invita a desistere: secondo lui il residuo percorso è inadatto alle mie capacità di escursionista, essendo scivoloso ed esposto. A me non pare così esposto, ma mi fido del compagno, più in gamba di me, che inizia a scendere. Nel frattempo ci saluta dalla cima Sud dei Longerin (m 2523) il terzo compare, la cui sagoma si staglia trionfante contro il cielo assolato, benché nuvoloso. Decido di scendere anch'io, ma poi, ripensandoci, mi dispiace di non avere trovato qualcuno che mi incoraggiasse ad ultimare l'impresa, che forse era alla mia portata. Così sostiene, una volta ridisceso, anche il conquistatore della vetta. Ai piedi della rampa finale ci riuniamo tutti e tre e ci rifocilliamo. Con l'occasione prendo un po' di freddo, visto che il sole si nasconde, e getto le basi per un discreto raffreddore. Quindi scendiamo restando sul più diretto sentiero di guerra n.169, che prima perde quota decisamente e poi diventa orizzontale, scavato nella roccia, con un'esposizione (per me) impressionante sul fondovalle. In breve rientriamo nel bosco e ritorniamo al rifugio Forcella Zovo, aperto, dove, con una birra in mano, attacchiamo bottone con un simpatico conoscitore dei luoghi, che ci invita a scendere in auto passando per il paesino di Costalta, letteralmente appeso alla erta costa erbosa, con le case molto ben tenute, molte delle quali vantano piacevoli statue lignee in giardino.


DISLIVELLO IN SALITA: m 1050
ORE DI CAMMINO: quasi 6 
DIFFICOLTA': EE sulle falde del monte San Daniele e nella salita alla cima, E per il resto



domenica 14 agosto 2016

Rocchetta di Prendera

SUPERGRUPPO ALPINO:
Dolomiti Ampezzane



E' sabato 13 agosto 2016. Cielo sereno, con qualche nuvola. Siamo in due. Poco prima delle 9,30 arriviamo nei pressi di forcella Staulanza al parcheggio (m 1663) dove parte la mulattiera per il rifugio Città di Fiume, con segnavia 467. Vista la data della nostra escursione, è inutile sperare di non trovare affollamento lungo il percorso, ed infatti fino alla malga Prendera non soffriamo certo di solitudine. Fino al rifugio (m 1918) restiamo dentro un bosco rado di abeti, poi passiamo a costeggiare il Col della Puina ed altri rilievi minori con saliscendi su terreno erboso con qualche albero. Dalle forcelle che ci lasciamo sulla destra si hanno belle vedute verso la valle del Boite. Malga Prendera (m 2148) non è utilizzata, forse a causa della scarsità di acqua, anche se a vedere la folla e le vacche che la circondano sembrerebbe di sì. Qui l'ambiente è dominato da pascoli ondulati, che si estendono verso Ovest nella zona di Mondeval, e dalle cime delle Rocchette a Nord, da questo versante decisamente alpinistiche. Noi seguiamo ancora per un po' il sentiero principale, che nel frattempo ha cambiato il numero due volte (prima 458 e poi 436).
Senza un riferimento preciso, abbandoniamo quindi il sentiero (e la folla) inerpicandoci a destra (Nord) per una costa sassosa dove troviamo ometti di pietre che ci aiutano a seguire il percorso più logico verso un canalino situato tra il Becco di Mezzodì e le Rocchette. Questo è l'unico tratto un po' tecnico della passeggiata odierna (EE) e richiede talvolta l'uso delle mani nella progressione. Arrivati alla forcelletta situata alla testata del canalino, ci si spalanca la veduta davvero mozzafiato della conca d'Ampezzo verso Nord. Eravamo stati qui pochi anni fa, ma lo stupore è sempre lo stesso. Il restante percorso per la vetta più alta di tutto il sottogruppo si snoda verso Sud-Est per facili ed ampie creste sassose e rocciose.



Dalla cima della Rocchetta di Prendera (m 2496) - dove ci cede il posto una comitiva chiassosa - il panorama è incantevole, e non solo verso il vicino Pelmo a Sud. Per il ritorno percorriamo lo stesso itinerario dell'andata, avvertendo una certa fatica per i saliscendi che dobbiamo affrontare fino a poco prima del rifugio Città di Fiume.




Aggiornamento del 1° agosto 2018.
Dopo due anni ci sono ritornato, con un altro partner. Segnalo le novità. Dal rif. Fiume è in costruzione una strada sterrata molto ampia, che sta prendendo il posto della preesistente mulattiera, di cui ricalca il tracciato spianando qualche saliscendi.
Ritengo infine utile dare un riferimento preciso per indicare quando - in prossimità della forcella Col Duro - è opportuno abbandonare il sentiero segnato n. 436 per affrontare la salita del ghiaione prima del canalino finale.
A quota m 2240 circa, pochi metri prima di una forcelletta dove passa una palizzata con cavo elettrico per delimitare le zone di pascolo del bestiame, si vede a destra un ometto di pietre, che è il primo di una lunga serie che conduce obliquamente sotto la parete Sud del Becco di Mezzodì e poi su per il canalino.
Prima di raggiungere la sommità di questo conviene prendere a destra (Est), rinviando la stupenda visione di Cortina.a dopo un breve traverso su un ghiaione sempre verso Est.







DISLIVELLO IN SALITA: m 1050
ORE DI CAMMINO: 6 e 1/2
DIFFICOLTA': EE come da descrizione, per il resto E

tracciato.gpx

domenica 10 luglio 2016

Croda Negra


SUPERGRUPPO ALPINO:
Dolomiti Ampezzane


E' sabato 9 luglio 2016. Cielo sereno, con qualche nuvola. Siamo in tre. Poco prima delle 9,30 arriviamo in auto al parcheggio del rifugio Col Gallina (m 2054), nei pressi del passo Falzarego. Prendiamo verso Sud il sentiero n. 419, che ci porta in breve al laghetto Lìmedes (m 2171), rasserenante e non affollato, a quest'ora. Senza seguire una vera e propria traccia, saliamo facilmente verso Ovest fino al vicino sentiero n. 441, che abbandoniamo subito per imboccare il segnavia n. 422 e aggirare le propaggini Nord della Croda Negra. Saliamo poi senza difficoltà obbliquamente il versante Nord fino all'altopiano ghiaioso poco inclinato che costituisce la parte più elevata della nostra montagna, dopo aver superato un gradino di due metri di 1° grado superiore (servono braccia e mani, i bastoncini da trekking ingombrano).
Per percorso libero si arriva alla cima della Croda Negra (m 2518) ed al riparo dal vento ci rifocilliamo in vista delle vette allineate dell'Averau, del Nuvolau, della Ra Gusela e dei Lastoni di Formin (in lontananza c'è il versante Nord del Pelmo). Verso Nord la Tofana di Rozes domina il paesaggio, insieme con il Lagazuoi, fin dall'inizio dell'escursione. Dopo mangiato, potremmo ripartire tutti insieme scendendo a Sud-Est verso la forcella Averau lungo lo stesso sentiero n. 422, ma io non me la sento a causa delle mie leggendarie vertigini. A spaventarmi, più del tratto che vedo - già un po' esposto - è quello che non vedo, ma che immagino ancora più verticale. E allora chiedo di ripercorrere - da solo - l'itinerario dell'andata. Dopo qualche resistenza dei miei compagni, strappo il loro consenso, li saluto ed inizio la discesa. Superato il gradino di 1°+, mi rendo conto che il sentiero obbliquo presenta qualche esposizione, non notata all'andata, e preferisco scendere verticalmente lungo un piccolo ghiaione. Attraversando prati, arrivo senza problemi al sentiero 441 e trovo il percorso di raccordo con il laghetto Lìmedes, dove mi aspettano i miei compagni appena arrivati. Insieme ritorniamo alla macchina.


DISLIVELLO IN SALITA: m 550
ORE DI CAMMINO: 3
DIFFICOLTA': EE un gradino di 2 metri come da descrizione, per il resto E

tracciato.gpx